Uno dei Siti Archeologici più famosi al Mondo

Gli Scavi di Pompei hanno restituito i resti dell’omonima città antica seppellita sotto una coltre di ceneri e lapilli durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

I ritrovamenti a seguito dei lavori, iniziati per volere di Carlo III di Borbone, sono una delle migliori testimonianze della vita romana, nonché il centro meglio conservato di quell’epoca. La maggior parte dei reperti recuperati (oltre a semplici suppellettili di uso quotidiano anche affreschi, mosaici e statue), è oggi presente presso il Museo Archeologico nazionale di Napoli.

L’area in analisi, che nel primo decennio del nuovo millennio è stata visitata costantemente da oltre due milioni di persone all’anno, è risultata essere nel 2014 il secondo sito italiano per numero di visitatori, con 2.621.803 persone. Nel 1997, per preservarne l’integrità e sottolinearne l’importanza, le rovine, gestite oggi dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, sono entrate a far parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.

Gli Scavi di Pompei: uno dei Siti Archeologici più conosciuti al Mondo!!!

Gli Scavi di Pompei: uno dei Siti Archeologici più conosciuti al Mondo!!!

Pompei fu fondata dagli Osci intorno all’VII secolo a.C., poco distante dal fiume Sarno, anche se diverse testimonianze attribuiscono i primi insediamenti umani già a partire dal IX secolo a.C.. Durante il periodo osco, il borgo, importante nodo viario, con strade per Cuma, Nola e Stabiae, venne cinto da mura e raggiunse un’estensione pari a 63 ettari. Il centro in analisi risentì degli influssi prima dei Greci, nel periodo compreso tra il 525 e 474 a.C., e poi degli Etruschi; fu conquistato, successivamente, dai Sanniti, che scendendo dai monti dell’Irpinia, la posero alle dipendenze di Nocera. Fu proprio sotto questi ultimi che il borgo divenne un florido snodo commerciale, con un piccolo fiorente porto e cinta da mura possenti, costruite intorno al 300 a.C..

Passata sotto il dominio dei romani nel III secolo a.C., continuò il suo sviluppo, esportando, in tutto il Mediterraneo, olio e vino, di cui era produttrice soprattutto nel periodo del II secolo a.C.. In questi anni si assistette, inoltre, anche ad un forte sviluppo urbanistico, con la costruzione del Foro, del Tempio di Giove, di Iside e della Basilica, oltre a numerose case e ville residenziali. Divenne, per la precisione, prima Municipium, godendo anche di una parziale indipendenza, grazie all’appoggio fornito durante la Seconda Guerra Punica e poi Colonia, col nome di Cornelia Veneria Pompeianorum, a seguito della conquista da parte di Silla nell’89 a.C., durante le Guerre Sociali. La zona fu colpita da un violento terremoto nel 62 e la città subì notevoli danni, in parte prontamente riparati. Nel 79 la città fu seppellita sotto una coltre di ceneri e lapilli, cancellandola interamente. Negli anni successivi, la zona, arida e spoglia, non fu soggetta a ripopolamento e nonostante alcune ricerche svolte nel I secolo, non venne più ritrovata, rimanendo sepolta per quasi 1700 anni.

I primi scavi nell’area pompeiana si ebbero a partire dal 1748, per volere di Carlo III di Borbone a seguito del successo dei ritrovamenti di Ercolano: i sondaggi furono svolti da Rocque Joaquin de Alcubierre, che, credendo di essere sulle tracce dell’antica Stabiae, riportò alla luce nei pressi della collina di Civita diverse monete ed oggetti d’epoca romana, oltre a porzioni di costruzioni, prontamente ricoperte dopo l’esplorazione. Le esplorazioni furono ben presto abbandonate a causa degli scarsi ritrovamenti e ripresero soltanto nel 1754. Nel 1763, grazie al rinvenimento di un’epigrafe, che parlava chiaramente della Res Publica Pompeianorum, si intuì che si trattava della antica città di Pompei. Con Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV, e l’Ingegnere Francesco La Vega, parte della zona venne riportata alla luce. Fu durante l’era francese, con a capo Gioacchino Murat e la moglie Carolina, che gli Scavi godettero di un momento di ottima fortuna: venne individuata la cinta muraria e riportata quasi del tutto alla luce la zona di Porta Ercolano. Grazie alle pubblicazioni volute da Carolina, la fama di Pompei crebbe in tutta Europa, diventando tappa obbligata del Grand Tour.

Con il ritorno dei Borbone a Napoli, il sito visse un periodo di stasi: se si esclude Francesco I, con Ferdinando II e Francesco II, le rovine furono usate soltanto come posto da far visitare agli ospiti di corte. A seguito dell’unità d’Italia e soprattutto grazie a maggiori disponibilità economiche, sotto la guida di Giuseppe Fiorelli, si assistette ad una veloce ripresa delle indagini, in modo ordinato, con la prima divisione della città in Regiones ed Insulae. Nel 1863 venne introdotta la tecnica dei calchi, mentre, tra il 1870 ed il 1885, fu redatta la prima mappa dell’intera area pompeiana. Durante il XX secolo, con Vittorio Spinazzola prima e Amedeo Maiuri dopo, furono completati la maggior parte degli scavi nei pressi di Porta Ercolano, della zona meridionale della città e di Villa dei Misteri, mentre s’intrapresero importanti sessioni d’indagine lungo Via dell’Abbondanza.

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