Santa-Maria-Del-Carmine-Maggiore

Uno degli edifici sacri più caratteristici di Partenope

La Basilica Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore è uno dei maggiori esempi di Barocco Locale e sorge in una delle zone più caratteristiche di Napoli e, più precisamente, nell’omonima storica piazza, teatro (insieme a Piazza Mercato) di alcuni degli eventi che hanno segnato, in modo indelebile, la storia del capoluogo campano.

La sua facciata attuale risale al 1766. Fu elaborata da Giovanni del Gaizo, in sostituzione dell’antica, rovinata dai fulmini e specialmente dal terremoto del 1456, ricostruita nel 1631 e nuovamente rinnovata durante la Rivoluzione di Masaniello quando le cannonate spagnole la colpirono per sbaglio. Prima della Seconda Guerra Mondiale, la porta d’ingresso era una vera opera d’arte, tutta intagliata a traforo. A lavori ultimati, si accorsero che la facciata era riuscita tanto bassa da far comparire il tetto della chiesa; pensarono, allora, di coprirlo con il frontale che si vede tuttora. Sul lato sinistro si può ammirare il Monumento ai Caduti del quartiere, durante il primo conflitto bellico planetario.

Per quanto riguarda il Campanile, benché costruito contemporaneamente alla Chiesa, di esso si parla la prima volta nel 1439, durante la contesa tra Angioini e Aragonesi. Più volte danneggiato e ricostruito, assunse l’aspetto attuale nella prima metà del XVII secolo. I primi tre piani furono costruiti (partendo dal basso) nello stile ionico, dorico e corinzio, e si devono all’architetto Giovan Giacomo Di Conforto. Questa parte, iniziata nel 1615 con la offerta di 150 ducati, venne completata nel 1620. Nel 1622 fu innalzato il primo piano ottagonale; nel 1627 fu portato a termine il secondo livello e, nel 1631, il domenicano Fra Giuseppe Nuvolo, costruì la cuspide ricoperta di maioliche dipinte. In cima troneggia la croce, su di un globo di rame del diametro di 110 centimetri. L’intera struttura è alta 75 metri e risulta essere il campanile più alto della città.

Sul numero originario di campane non ci sono, invece, notizie precise. Verso il 1500 se ne contavano quattro ma, nel corso dei secoli, vennero fuse più volte e raggiunsero l’attuale numero di cinque.

La struttura religiosa ospita opere di grande pregio come il Monumento di Corradino di Svevia ed un magnifico crocifisso che sarebbe legato ad uno o più eventi miracolosi. Stupendo è soprattutto il quadro raffigurante Maria. La tradizione, che come spesso accade si fonde alla leggenda, racconta che alcuni monaci, fuggendo dalla persecuzione dei saraceni in Palestina, venendo in queste terre, portarono un’immagine della Madonna da essi venerata sul Monte Carmelo, culla del loro Ordine. Vi era, allora, nel centro dell’Italia meridionale, presso la Marina, una piccola cappella dedicata a San Nicola che fu concessa ai monaci, che, da allora, vi si insediarono e collocarono l’immagine della Madre di Dio in un luogo detto La Grotticella. Le origini del ritratto, in realtà, sembrano diverse e l’Icona della Vergine Bruna (così denominata per il caratteristico colore della pelle) sembra rispondere ai canoni della Scuola Toscana del XIII secolo. Si tratta, più nello specifico, di una tavola rettangolare, alta un metro e larga 80 centimetri. L’immagine è del tipo detto della tenerezza, in cui i volti sacri sono accostati in espressione di dolce intimità.

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